A
chi fa le prove lunghe di corsa capita di non raramente il crampo
muscolare: lo si vede nelle prove non competitive, ma lo si è
visto anche ad Osaka, ai Campionati Mondiali (dove la temperatura
e l'umidità determinavano una sudorazione abbondantissima),
nei maratoneti e nei marciatori. Il crampo é una contrazione
di un muscolo (o da un gruppo di muscoli) che é involontaria,
che è dolorosa, che di solito dura da poche decine di secondi
ad alcuni minuti e che è prevalentemente localizzata al
polpaccio, più raramente ai piedi, alla parte posteriore
o anteriore della coscia o in altre sedi. Oltre che nei corridori
e nei marciatori, capita anche ai ciclisti, ai triathleti, ai
tennisti, ai calciatori e ad altri sportivi.
Il crampo di solito obbliga ad interrompere l'attività che si sta compiendo e talvolta al definitivo abbandono di essa. Si verifica soprattutto (come è successo ad Osaka) quando la produzione di sudore è abbondante e dura a lungo, ma anche negli atleti che sono affaticati per il fatto di avere svolto un'attività che, in rapporto a quello che è il loro grado di allenamento, è più intensa e/o più prolungata.
Il crampo di solito obbliga ad interrompere l'attività che si sta compiendo e talvolta al definitivo abbandono di essa. Si verifica soprattutto (come è successo ad Osaka) quando la produzione di sudore è abbondante e dura a lungo, ma anche negli atleti che sono affaticati per il fatto di avere svolto un'attività che, in rapporto a quello che è il loro grado di allenamento, è più intensa e/o più prolungata.
Se
è vero che esistono malattie o farmaci (soprattutto i diuretici)
che rendono più frequenti i crampi, è anche vero
che i corridori che ne sono colpiti di solito non hanno assunto
diuretici e sono del tutto sani, senza alcun tipo di patologia
ai muscoli o al sistema nervoso e senza problemi circolatori.
Il
meccanismo attraverso il quale si determina il crampo non è
stato ancora completamente chiarito. Semplificando un po' le cose,
si discute ancora se la causa è prevalentemente centrale
(determinata, cioè, da "ordini" errati che partono
dai motoneuroni, la cellule nervose dalle quali dipende la contrazione
delle fibre muscolari), oppure periferica (causata da squilibri
insiti nella fibra muscolare). Esiste senza dubbio, in ogni caso,
un legame fra l'eccessiva sudorazione e il crampo, tanto che esso,
prima che dai medici dello sport, era stato studiato per decenni
dai medici del lavoro; questi ultimi parlavano di crampo del minatore
(o di crampo del fuochista) per definire tale disturbo che si
verificava di solito in chi lavorava in condizioni ambientali
che portavano - proprio come succede talvolta nello sport - a
sudare abbondantemente.
Il
fatto stesso che il crampo sia più frequente quando la
temperatura è elevata (nello sport, del resto, si parla
anche di "crampo da calore") e in coloro che hanno perso
grandi quantità di acqua e di minerali, ad ogni modo, fa
capire quanto possano essere importanti i disturbi del bilancio
elettrolitico. Si tende di solito a dare importanza agli squilibri,
soprattutto a quelli del sodio, ma anche del cloro, del magnesio
e del calcio, o all'abbassamento del rapporto sodio/potassio o
all'aumento dell'ammonio.
Si
tenga presente che una variazione nel contenuto del sodio nell'organismo
non è necessariamente accompagnata da un analogo cambiamento
della concentrazione di esso nel sangue. Lo stesso vale di frequente
per gli altri elettroliti che, dunque, risultano quasi sempre
nella norma ad un prelievo di sangue eseguito dopo la gara in
quegli atleti che, per esempio, hanno sofferto di crampi nel corso
di una competizione da poco portata a termine e dalla quale hanno
magari dovuto ritirarsi proprio a causa dei crampi.
Gli
atleti più predisposti ai crampi, ossia coloro che - a
parità del grado di allenamento, delle condizioni ambientali
e dello sforzo compiuto - hanno spiccata tendenza ad incorrervi,
in ogni caso, sudano verosimilmente più degli altri e in
genere assumono dosi minime o inadeguate di minerale nella loro
dieta quotidiana. Può perciò avere un ruolo fondamentale
ciò che, specie nei periodi più caldi dell'anno,
viene assunto nel corso della competizione o dell'allenamento
oppure nelle fasi di recupero fra una seduta e l'altra da parte
da parte di chi compie sforzi prolungati e/o si allena a lungo,
magari con due sedute quotidiane.
E'
vero che la disidratazione fa aumentare la sete e spinge dunque
a bere; ed è vero altresì che certi soggetti tendono
ad assumere in abbondanza proprio i cibi che contengono le sostanze
di cui sono più carenti (chi ha perso molto sodio, per
esempio, dà spesso la preferenza ai cibi salati). Non tutti
gli sportivi, però, avvertono questa fame selettiva e non
tutti, dunque, ricorrono spontaneamente a cibi o a bevande che
sono i più adatti al ripristino del perfetto bilancio idrico
e salino dell'organismo.
Per
recuperare l'acqua persa, c'è chi, per esempio, ricorre
a bevande o a frutti (si pensi, nel periodo estivo, al melone
e all'anguria) che di acqua ne contengono di certo una grande
quantità, ma che hanno bassissime concentrazioni in sodio
e, soprattutto, bassissimi rapporti sodio/potassio. Lo squilibrio
elettrolitico dell'organismo tende così a peggiorare. Poiché
è difficile credere che le conoscenze sul contenuto in
minerali delle diverse bevande e dei diversi alimenti siano possedute
da tutti coloro che corrono (non le ha neanche la maggior parte
dei medii…), l'utilizzo delle bevande specifiche per sportivi
può essere una comoda scorciatoia per i crampi quando si
suda in grande abbondanza.
Secondo
alcuni ricercatori, esiste un altro fattore che ha un ruolo importante
nell'insorgenza dei crampi: è l'accumulo di ammonio nei
muscoli durante lo sforzo. Nel soggetto ben allenato, aumenta
la capacità di smaltire tale sostanza; da tale punto di
vista, in ogni caso, molto efficaci sembrano essere gli aspartati,
contenuti in alcune bevande per gli sportivi.
La
prevenzione dei crampi, però, oltre che dalle bevande,
dipende anche dall'utilizzo di metodiche di allenamento più
adatte alla prova che si pratica (e all'ambiente in cui la si
compie); esse, fra le altre cose, fanno sì che l'organismo
impari a sudare meglio e, di conseguenza a perdere meno minerali.
(Enrico Arcelli)